lunedì 22 luglio 2013

Una vagabonda a Portofino

Chiamo mia madre e le dico: sono su un battello, vado a San Fruttosio e poi Portofino!
Lei mi dice: vorrai dire San Fruttuoso! Fai bene Anna, vai in giro anche per me!

Ed è per questo che mi sento ricchissima anche davanti a barconi misura extra large che possono arrivare a coprire l'intera facciata di una casa, dove si passa dai tranquilli vicoletti colonizzati da piante di fiori fucsia al caotico porticciuolo, che se ti va male, su uno dei barconi dove è sempre l'ora del cocktail, stanno ascoltando musica house e allora ciao. Magia rovinata ma curiosità stuzzicata: l'occhio antropologico e ficcanaso si poggia sul barcone per studiare i soggetti. Saranno felici? Quanti anni avranno? Cosa avranno fatto prima? Cosa faranno dopo?
Mi ubriaco di domande tra uno scatto e l'altro e dal porto mi rifugio nei vicoli.


Avevo una zaino pieno zeppo che alla fine della giornata è scoppiato: credo che una delle bretelle volesse abbandonarmi e trasferirsi in questo palazzo che profuma di allegra decadenza, di una vivacità incompresa che si affaccia dalla finestra sotto forma di panni stesi ma che copre una nobiltà scolorita che ancora vuole parlare, ancora vuole giocare. Con i leoni del primo piano che ti guardano con gli occhi pieni di storie e d'amore ingiallito.


Passiamo dalla commedia italiana alle animazioni di Miyazaki: sono sicura di aver visto uno spiritello vagare alla ricerca delle famose terme di Yubaba proprio in questa parte dell'isola dove, nel seno di una natura rigogliosa ed orgogliosa, si affacciavano queste due costruzioni di una fiaba moderna.


Aspetta, mi son persa. Perché ero andata a Portofino? 


I colori del Golfo Paradiso e della costa Ligure: ora ricordo! La schiera di case sembra quasi formare una scatola di pastelli colorati e può esser che una di queste casette sia capitato di averla già disegnata da qualche parte, senza volerlo, da bambini... E allora te ne puoi fregare di tutto il resto e pensare che hai trovato tutti i colori che ti servono per essere felice.


Ma il fruttosio che c'entra? E vabbé, perdonatemelo... è quasi cena ed ho già fame ma prima voglio trovare il tempo di lasciare una traccia di San Fruttuoso, una piccola abbazia in una baia vicino Camogli, chissà, forse trascinata lì dal mare. 



Ovvio che voglio già ripartire. Riparo lo zaino e ricomincio il viaggio! 
Ciao Portofino, sgancio l'ancora!


Sicuro dietro l'angolo, tra realismo magico e surrealismo ubriaco, ci sarà qualcuno, qualcosa che m'aspetta: un sorriso o una maschera da rimuovere. 








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